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Carlo Barbi (Club House): Un consumatore più consapevole può apprezzare il lavoro dietro una tazza di caffè ben fatta

  • info857215
  • 23 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

Proseguono le interviste IIAC, nate con l’obiettivo di comprendere le dinamiche strategiche che guidano le aziende del settore del caffè. Oggi intervistiamo Carlo Barbi, amministratore delegato di Club House, azienda italiana specializzata nella produzione di tazzine e altri articoli in porcellana di alta qualità.


Da circa 25 anni collabora con il mondo del caffè, e da ormai 15 anni sono focalizzati sulla produzione di tazze per l’industria del caffè, che ad oggi ammontano a circa 8 milioni di pezzi prodotti all’anno, di cui oltre la metà è esportata all’estero.


Tazzine Club House Linea Maniko porcellana
Tazzine Club House - Linea Maniko

Come percepisce la vostra azienda lo stato attuale del mercato del caffè?

La situazione è complessa, soprattutto a causa dell’aumento dei costi. Noi abbiamo affrontato una situazione simile circa quattro anni fa, prima con l’aumento dei costi di produzione, poi con l’esplosione dei costi di logistica e a seguire con l’aumento dei costi energetici. È dunque facile comprendere il periodo difficile che sta passando l’industria del caffè. Noi esportiamo oltre la metà della nostra produzione e vediamo chiaramente come il contesto estero sia più reattivo. All’estero, il caffè raramente si paga meno di due euro, mentre in Italia resta ancora su livelli ben più bassi. Per quello che possiamo vedere dal nostro punto di osservazione, è possibile che questo possa dipendere da una struttura di mercato diversa: fuori dall’Italia il settore è più concentrato, con pochi player ma grandi; in Italia è molto frammentato e fortemente competitivo.


Come si può affrontare questa situazione?

Credo sarebbe auspicabile che l’Italia si allineasse con il mercato estero anche in termini di prezzi di vendita. La materia prima viene acquistata sui mercati internazionali a prezzi comuni per tutti i paesi. Sul mercato nazionale si assiste però da molti anni ad una resistenza dei consumatori italiani ad accettare un aumento del prezzo del caffè, che è un atteggiamento comprensibile alla luce del valore culturale e sociale che il caffè riveste nel paese, ma che rende difficile per i produttori e i rivenditori sostenere i costi.


Questa situazione può portare a un’evoluzione della qualità dei caffè?

Assolutamente sì. Quando aumentano i prezzi, è più facile giustificarli offrendo un prodotto di qualità superiore. È una tendenza che noi seguiamo da anni: investiamo in linee a maggior valore aggiunto, come smalti colorati o soluzioni innovative; il mercato sembra premiare chi punta su estetica, qualità e originalità, e gli stessi torrefattori cercano partner che offrano esperienze complete e curate, dalla miscela al design del locale, fino alla formazione del barista. L'aumento dei prezzi in questo caso viene percepito come un investimento in un'esperienza di consumo più gratificante, innescando un circolo virtuoso in cui la maggiore disponibilità economica consente di elevare gli standard qualitativi dell'offerta.


Voi come vi posizionate in questo mercato?

In Italia siamo molto consolidati. Sono 25 anni che lavoriamo in questo settore, e abbiamo rapporti stabili e continuativi con la maggior parte dei nostri clienti, anche per via della personalizzazione dei prodotti e alla complessità esistente per lo sviluppo di nuovi prodotti. A livello internazionale, invece, il mercato è più dinamico. Nei Balcani, ad esempio, molte torrefazioni che vent’anni fa erano piccole oggi sono realtà in forte espansione e richiedono prodotti sofisticati. In Europa siamo conosciuti, ma altrove dobbiamo investire in comunicazione e presenza. 


È importante far conoscere il vostro lavoro anche al consumatore finale?

Decisamente. I baristi conoscono il nostro marchio, ma spesso il cliente che beve il caffè non sa nulla della tazzina che tiene in mano. È per questo che partecipiamo a eventi e gare, per fare cultura. Solo un consumatore più consapevole può realmente apprezzare il lavoro che c’è dietro una tazza di caffè ben fatta.


Come si potrebbe coinvolgere di più il consumatore? 

Credo in approcci semplici ma efficaci: degustazioni comparative, spiegazioni base su tostature e aromi, oppure assaggi guidati con la stessa miscela servita in tazze diverse. In questo modo si stimola la curiosità e si insegna, con leggerezza, a distinguere un buon caffè da uno mediocre. Il consumatore, anche senza essere esperto, può diventare più consapevole e premiare la qualità e potrebbe iniziare a riconoscere le diverse caratteristiche del caffè anche nella quotidianità, ad esempio al bar. Anche senza essere un esperto, il consumatore sarebbe più attento alla qualità del caffè che consuma.


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